Marco Parodi & Les Swing Manouche – Rêverie de Django
Marco Parodi • chitarra
Christophe Romeo Berthomme Kerleau • chitarra
Alessandro Clerici • chitarra
Riccardo Vigorè • contrabbasso
Special guests
Marco Ferrara • flicorno in “Rêverie de Django”
Lil Darling • voce in “Douce France”
Luca Rigazio • rullante in “Nara picioccheddu” e “Yorgi’s coming back”
Pubblicato il 5 aprile 2004 da Edizioni Music Center.
Progetto grafico Paolo Gho.
- Nara Picioccheddu (M. Parodi)
- Glaphou (M. Parodi)
- Minuit (M. Parodi)
- Valse pou Maman (M. Parodi)
- Douce France (C. Trenet)
- Hyppopotamous Walk (M. Parodi)
- Swing ’39 (D. Reinhardt)
- Annamaria (C. Romeo Berthomme Kerleau)
- Reverie de Django (M. Parodi)
- Touring Club (M. Parodi)
- Jobinerie (M. Parodi)
- Anoiman (D. Reinhardt)
- Yorghi’s Coming Back (M. Parodi)
- Valse d’Argentine (Trad.)
- Jingle Bells (J.L. Pierpont)
“Il jazz è americano, ma la musica non ha patria. E il jazz è musica. Noi suoniamo un tipo di jazz che è in stretti rapporti con la cultura europea, ma è sempre jazz. Perché il jazz ha regole espressive da cui non si può derogare”. (Django Reinhardt)
Nel corso degli anni trenta il leggendario chitarrista Django Reinhardt apportò un fondamentale contributo espressivo allo sviluppo della musica in generale e, in particolare del jazz, fondendo le caratteristiche tipiche di questo genere con la cultura musicale dei nomadi manouche. Marco Parodi e Les Swing Manouche ripropongono le sonorità metalliche e sensuali della chitarra manouche. Le frasi del solista torinese sono energicamente sorrette dalle chitarre di Alessandro Clerici e di Christophe Romeo Berthomme Kerleau e dalle vigorose pulsazioni del contrabbasso di Riccardo Vigorè.
Ma il jazz tzigano proposto dal quartetto non è una pura e semplice riproduzione. L’originalità compositiva della maggior parte dei quindici brani presenti nel lavoro, unita ad una interpretazione personale anche dei classici del repertorio di Django (Swing’39, Anouman), conferiscono piena autonomia al lavoro del gruppo. Elegante la versione del classico di Trenet Douce France, ben interpretato dalla voce di Lil Darling. Ma l’humus francese permea anche Glaphopu e Minuit (a firma di Parodi). Così come lo si respira in Valse pour maman, che mette in risalto le doti tecniche di Parodi e dimostra come questi sia un ottimo conoscitore delle dissonanze stilistiche dell’artista zingaro. L’abilità di Vigorè si palesa maggiormente in Hyppopotamus walk, lì dove conduce egregiamente da solista. Una suonata che potrebbe essere cara a Paolo Conte è Annamaria, brano composto da Kerleau. Dalle tinte calde bakeriane il “reverie” per Django, con il flicorno di Marco Ferrara che ben si alterna ai fraseggi chitarristici di Parodi, sempre degni di nota. Considerevole l’apporto delle chitarre ritmiche che producono accordi sincopi sempre opportuni, raddoppiando la chitarra del leader e dando consistenza e al contempo agilità all’impasto sonoro.
Parodi declina una serie di note e sembra non staccarsi mai dalla tastiera, anche quando esegue il brano che chiosa l’album. Il più classico degli esercizi per chi si approccia alla chitarra, così, diventa una cascata ininterrotta di espressioni stilistiche. Pensare che è “solo” Jingle Bells.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia